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Le teorie, le tecniche e i repertori figurativi

nella prospettiva d’architettura tra il '400 e il '700.

Dall'acquisizione alla lettura del dato.

 

 

Oggi i programmi informatici di grafica tridimensionale stanno per  mettere in soffitta  le pratiche prospettiche, sostituite da automatismi digitali. Ed è un peccato, perché la vicenda storica della prospettiva, una delle più affascinanti della cultura occidentale per il raro equilibrio tra arte e scienza, rappresenta in maniera esemplare il percorso del pensiero nel passaggio dall’intuizione alla definizione di un assioma, al suo sviluppo scientifico nella complessità.La prospettiva nacque da un lato dalla scienza gotica dell’ottica e dalle sue applicazioni topografiche, dall’altro dalle proiezioni centrali con cui venivano affrontati i problemi dell’astronomia tolemaica. La figurazione delle scene d’architettura dei maggiori pittori gotici  era già impegnata nella rappresentazione della profondità. Queste furono le premesse delle intuizioni geometriche del Brunelleschi, spiegate ‘a bocca’ e con l’esempio, senza pagina scritta. I suoi seguaci  misero in opera quelle intuizioni e le trasformarono nel tempo in regole di insegnamento secondo le modalità della bottega.Le regole produssero le  tecniche adatte ai modelli figurativi in corso. Le modalità della prospettiva delle origini furono funzionali all’architettura dell’Umanesimo;  quando la prospettiva si emancipò dalla griglia tridimensionale cubica, trasformando le regole,  anche l’architettura si fece più complessa trasformando le figure. I teoremi di Piero della Francesca aprirono la strada alle figure più complesse e alla successiva ricchezza di riflessioni. I matematici svilupparono le potenzialità dello strumento verso il concetto di omologia, mentre i pittori si liberarono in acrobazie figurative che richiesero espedienti tecnici raramente svelati, sui quali l’osservatore si interroga ammirato, ma impossibilitato spesso a giudicare la congruenza dell’insieme.La congruenza dell’immagine prospettica alla regola non è facile da valutare; sono necessarie competenti analisi geometriche. Queste richiedono una replica dell’esempio in scala. Prima dell’informatica e della fotografia digitale questa possibilità (l’acquisizione del dato) era limitata. Oggi, grazie alle attuali tecnologie, molti ricercatori competenti possono avere a disposizione prospettive architettoniche da studiare e è a portata di mano la possibilità di entrare nel merito e scoprire in che cosa veramente consistessero le tecniche prospettiche del passato. La fantasia nel passato fu molto ricca e i modi di piegare la regola alle intenzioni dell’architettura rispecchiarono una creatività sorprendente.  Una storia nuova può essere portata alla luce, e il suo racconto può anche coinvolgere la vicenda antica che la precorse, che può divenire meglio comprensibile, alla luce di un approccio diverso. Questa occasione, che può rinnovare l’interesse per la prospettiva come valido modello epistemologico, non è da perdere. Il procedimento inverso è oggi divenuto l’attore principale della ricerca geometrica sulla prospettiva, con tutte le implicazioni che a livello sia di teoria che di tecnica si vengono delineando. Abbiamo i mezzi per affrontare in maniera diversa il racconto di questa ricerca.Alla fine del secondo anno della ricerca triennale, giunto a pubblicazione a cura del Coordinatore il volume che documenta  l’attività del primo anno, l’Unità di Firenze propone un seminario rivolto a fare emergere, dall’attività del secondo anno, i casi di studio che le diverse Unità e i loro Partner internazionali hanno ritenuto più esemplari ai fini di dare evidenza alle tematiche sopra descritte.

 

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